Relazione Conferenza Scuola Filosofica

Kallithea (Atene) - 29 Novembre 2016

JACOPO BROGI,
UNITED PHOTO PRESS
COLLETTIVO VOX POPULI
STAFF DOCUMENTARIO “LABORATORIO GRECIA”
WWW.VOXPOPULI.XYZ

Buonasera a tutti, e grazie per l’invito in una sede così prestigiosa, davanti ad un pubblico così numeroso e impegnato nella vera sfida oggi civicamente e politicamente primaria: trasmettere cultura.

Una illustre vittima del liberismo, Thomas Sankara, prima di essere assassinato ci lasciò un monito: «Per l’imperialismo è più importante dominarci culturalmente che militarmente. La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità».

Con la vostra meritoria attività, dimostrate ogni giorno che dal confronto delle libere idee può davvero nascere una società nuova. E questo è forse più importante che lottare genericamente contro qualcosa, se pur tirannico e criminale. Quindi grazie ancora, sono davvero orgoglioso di essere qui con voi.

Iniziamo con le parole di un signore che certo conoscerete: Lucas Papademos. Un tempo anche governatore della Banca di Grecia: “la Grecia non potrà più sostenere le proprie esportazioni attraverso la svalutazione della moneta e non potrà più finanziare il proprio deficit senza una crescita dell’economia reale.
Per ottenere ciò sarà necessario tagliare il costo del lavoro e liberalizzare il mercato, aumentare la competitività attraverso la crescita del settore privato e limitare il ruolo dello Stato.”

Qualche anno più tardi, un’altra funesta profezia nell’editoriale di uno dei maggiori quotidiani italiani,
“Il Corriere della Sera”, del 23 Novembre 2005:

“Il mercato del lavoro europeo è diverso da quello americano: per indurre gli europei a lavorare di più a un salario reale ridotto saranno necessari un brusco rallamentamento dell’economia e un ulteriore aumento della disoccupazione”.
(Francesco Giavazzi, economista)

“Le Costituzioni e i sistemi politici dei Paesi della periferia meridionale, costruiti in seguito alla caduta del fascismo, hanno caratteristiche che non appaiono funzionali a un’ulteriore integrazione della regione, se l’Unione Europea vuole, in prospettiva, funzionare adeguatamente.
Queste Costituzioni tendono a mostrare una forte influenza socialista, che riflette la forza politica che le sinistre conquistarono dopo la sconfitta del fascismo. Questi sistemi politici periferici mostrano governi deboli; stati centrali deboli rispetto alle regioni; tutela costituzionale dei diritti dei lavoratori; costruzione del consenso fondata sul clientelismo politico; e il diritto di protestare se cambiamenti sgraditi arrivano a turbare lo status quo. I punti deboli di questi sistemi sono stati rivelati dalla crisi. Ma qualcosa sta cambiando: il test chiave avverra l’anno prossimo in Italia, dove il nuovo governo ha chiaramente l’opportunità impegnarsi in importanti riforme politiche”

Questo è nero su bianco in uno Studio del 2013 targato JP Morgan; e quelle riforme in Italia sono poi arrivate davvero. E allora ecco il “Job Act”, la riforma del Lavoro dal nome inglese ma applicata in italiano, che sancisce di fatto la possibilità di essere licenziati in qualsiasi momento, ma anche di essere assunti per lavori saltuari e retribuiti tramite vaucher, dei “buoni pasto”, da riscuotere dal tabaccaio.

E’ stata inoltre varata la riforma della Costituzione repubblicana, intimamente connessa alla nuova legge elettorale.

Ma fermiamoci un attimo. Uno studio di una banca d’affari come può diventare programma attuativo di governo? Ciò non può essere solo legato alla eventuale “corruzione politica” dei nostri rappresentanti.
La risposta è purtroppo più complessa, perchè la ritroviamo nei meccanismi istituzionali che ci governano, qualunque sia il colore chiamato a rappresentarci:

SPIEGAZIONE PIRAMIDE MONETARIA

Ecco che, per esempio, proprio JP MORGAN è una di quelle aziende finanziarie che ci da i soldi per vivere. Come Stato e come Società. Ma non solo JP Morgan, ce ne sono tante altre. -lettura lista operatori primari Italia e Grecia -. Ecco perchè oggi “comandano le banche”, ecco perchè Jp Morgan si permette di dirci cosa dobbiamo fare e viene ascoltata: questo è il sistema Euro.

Ovviamente dietro le banche private, ci sono le Banche centrali. E la Bce, istituzione emettitrice unica dell’euro, non è solo una semplice autorità monetaria.

La dimostrazione di ciò, ormai è Storia: è la vostra e la nostra storia, come ho anche cercato di documentare e di riassumere nell’articolo “GRECIA, I SEI MESI CHE HANNO CAMBIATO LA NOSTRA VITA”, che spero a giorni possa uscire anche in Grecia; questo tema fa parte del progetto editoriale che assieme ad una squadra di volontari stiamo portando avanti da quasi due anni, e che uscirà il prossimo anno: “LABORATORIO GRECIA”.

Ottobre 2009 – Aprile 2010, è tutto nero su bianco: il nuovo governo di George Papandreou falsifica al rialzo i conti dello Stato, mandando in fibrillazione i mercati e favorendo la speculazione internazionale sui titoli del debito pubblico, che la Banca Centrale Greca, diretta da George Provopoulos, rende operativa e temporaneamente sistematica, deregolamentando il mercato dei titoli pubblici ellenici.

Nel maggio 2010, dopo che la Grecia firma il primo memorandum, la Banca Centrale Europea, inizia un programma di acquisti diretti di titoli del debito pubblico sui mercati secondari e riesce a raffreddare la corsa degli spread in Europa, acquistando prevalentemente titoli greci, irlandesi e portoghesi.
Se lo avesse fatto prima, avrebbe evitato la crisi finanziaria del vostro paese, usato come cavia.

Con la crisi greca, per la prima volta, il Fondo Monetario Internazionale è giunto in Europa ed il contagio dell’austerità è diventato continentale: oltre 21 milioni di disoccupati, per non contare i morti ed i feriti. Siamo in guerra, appunto. E “Siamo senza soldi”. Come mai? Chi emette il denaro che passa dalle nostre tasche non risponde a nessuno Stato, come prescrive il Trattato di Maastricht. La Banca Centrale Europea non è pubblica, e come dice Mario Draghi: “non risponde ai governi”. Ma allora mi chiedo, vi chiedo:
“ a chi risponde?”.

E’ vecchia come il mondo: prima ti aiutano ad indebitarti (la Grecia adotta l’euro – per volontà delle èlite nazionali che lo propagandano al popolo), ti indebitano (con una moneta straniera, che lo Stato greco non emette e quindi non controlla, ma prende a prestito dalle banche private ad un tasso di interesse che esse stesse stabiliscono), ti gettano in depressione economica (a causa dei meccanismi e dei vincoli dell’eurozona e dalle politiche di austerità imposte) e visto che non puoi più pagare, diventano i padroni di casa tua: quindi decidono loro cosa devi fare e come devi sopravvivere. Anzi, comprano a saldo ciò che hai, prestandoti ancora denaro, in un gioco senza fine.

Anche l’Italia è nello stesso gioco e quindi siamo a parlare della Riforma Costituzionale targata “JP Morgan”, strettamente connessa alla riforma del sistema elettorale. Ricordiamo cosa ci aveva consigliato la banca d’affari americana nel 2013:

“Le Costituzioni e i sistemi politici dei Paesi della periferia meridionale, costruiti in seguito alla caduta del fascismo, hanno caratteristiche che non appaiono funzionali a un’ulteriore integrazione della regione, se l’Unione Europea vuole, in prospettiva, funzionare adeguatamente.”

Ed infatti le vere motivazioni della riforma, non sono quelle date in pasto ai cittadini dai media (stop agli sprechi, leggi più veloci, tagli ai costi della politica – che si stimano in 60 milioni di euro l’anno – di fatto un caffè a testa per ogni italiano), ma sono quelle scritte in premessa (“le ragioni della riforma”) al disegno costituzionale governativo Renzi (che non è stato eletto parlamentare, ma nominato Premier con un gioco di palazzo) – Boschi:

“Lo spostamento del baricentro decisionale connesso alla forte accelerazione del processo di integrazione europea e, in particolare, l’esigenza di adeguare l’ordinamento interno alla recente evoluzione della governance economica europea e alle relative stringenti regole di bilancio (nuove regole del debito e della spesa); le sfide derivanti dall’internazionalizzazione delle economie e dal mutato contesto della competizione globale”.

Quindi, si dice esplicitamente: “adeguare l’ordinamento interno alla recente evoluzione della governance economica europea”. Ecco il vero perchè di questa riforma.
E ciò, apparte pochissimi intellettuali mediaticamente invisibili, e apparte la sconosciuta ma variopinta galassia sovranista, è taciuto anche dal pur ampio fronte del NO.
Da Berlusconi a Grillo: “ E’ un referendum contro Renzi”, o “contro una Riforma non abbastanza riforma” o “contro una Riforma che non taglia abbastanza i costi”, quindi lo Stato e la Democrazia.

Non dimenticando che nel 2012 (governo Monti) abbiamo inserito nella Carta il pareggio di bilancio (Art.81) , avendo ratificato il FISCAL COMPACT, vediamo un pò più in dettaglio cosa prevedono, sia la Riforma Costituzionale, che la riforma elettorale chiamata “Italicum”:

La Camera dei Deputati resta composta da 630 deputati eletti a suffragio universale, aventi la funzione legislativa e abilitati a votare la fiducia al Governo. Ma è l’unica: finisce l’epoca del bicameralismo perfetto. Ossia non vi è più parità di funzioni fra Camera e Senato della Repubblica.

Il Senato non sarà più eletto dai cittadini, ma composto da 95 membri eletti dai consigli regionali (21 sindaci e 74 consiglieri/senatori, indicati dai cittadini al momento delle elezioni territoriali). E non avrà più funzione legislativa piena se non per riforme costituzionali e la ratifica di trattati internazionali.
Potrà proporre leggi, ma la Camera potrà anche non tenerne conto. I senatori godranno di immunità esattamente come i deputati, un diritto che non avrebbero mai avuto limitatamente alla loro carica regionale o cittadina. Alcuni dei poteri dalle regioni passeranno allo Stato: salute, sicurezza sul lavoro, energia, infrastrutture strategiche, protezione civile. In più la Camera dei Deputati potrà legiferare nei campi di competenza delle regioni in caso occorra “tutelare l’interesse nazionale”. Vengono definitivamente abolite le Province.

Si interviene quindi da parte GOVERNATIVA su 1/3 della Carta Costituzionale, in ben 47 articoli, e l’attuale Parlamento, già dichiarato incostituzionale dalla Suprema Corte (sent.1 del 2014, in quanto eletto con una legge elettorale – legge n. 270 del 2005 – che è stata dichiarata incostituzionale -) approva non certo misure di ordinaria amministrazione secondo il principio di “continuità dello Stato” (come riportato anche nella sent.1 del 2014) , ma modifiche sostanziali alla nostra Carta fondamentale. Che connesse alla legge elettorale già in vigore (sempre targata Renzi), di fatto cambiano la nostra forma di Stato. Un tempo Repubblica parlamentare.

Il cosiddetto Italicum è un sistema proporzionale che assegna un premio di maggioranza (340 seggi su 630) alla lista che supera il 40%, pari a circa il 54% dei componenti della Camera dei Deputati.
Se nessun partito raggiunge tale soglia, si svolgerà un secondo turno tra i due partiti più votati, per l’assegnazione del premio.

Non sarà difficile che un solo partito, un uomo solo, possa trovarsi al comando: questa legge garantisce alla lista vincitrice la maggioranza assoluta in parlamento. Con questa maggioranza schiacciante, il governo del momento potrà imporre la propria volontà su chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica, su chi nominare alla Corte Costituzionale ed al CSM, l’organismo di autogoverno della magistratura, simbolo non formale della separazione dei poteri dello Stato.
Non solo, ribaltando l’esito del primo turno e vincendo il ballottaggio, una forza politica di minoranza con appena il 25% dei voti, potrebbe da subito governare in solitudine il paese, disponendo della maggioranza assoluta nell’unica Camera rimasta dopo la riforma Costituzionale, nel caso di una vittoria del SI.
Sarà forse dovuto a questo il silenzio del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo sulla nuova legge elettorale già in vigore che in molti, non solo all’opposizione, vorrebbero cambiare?
Secondo l’Art. 72 della Riforma chiamata prossimamente a referendum, il Governo può chiedere alla Camera dei deputati di deliberare entro 5 giorni dalla richiesta, che un disegno di legge sia iscritto con priorità all’ordine del giorno, con l’obbligo per l’assemblea di pronunciarsi in via definitiva entro 70 giorni.
A legittimare la richiesta e sufficiente che il disegno di legge sia “indicato come essenziale per l’attuazione del programma di governo”.

La Riforma Costituzionale Renzi/Boschi e l’Italicum, spostano l’esercizio del potere legislativo in capo al Governo e rendono il Governo, di fatto, padrone dei lavori parlamentari.

Ma cerchiamo di non dimenticare le prescrizioni di JP MORGAN, ed infatti, gli estensori della riforma non l’hanno affatto dimenticato. Il NUOVO ARTICOLO 117 RECITA:
“Art. 117. – La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e dagli obblighi internazionali.”
E qual è questo ordinamento dell’Unione Europea? E’ quello del Trattato di Lisbona, dove la Commissione Europea ha il monopolio dell’iniziativa legislativa e il potere esecutivo dell’Unione Europea; un atto legislativo dell’Unione Europea può essere adottato solo su proposta della Commisione. I cui 28 Componenti non sono eletti direttamente dal popolo, ma scelti dal Presidente – a sua volta eletto dal Parlamento su proposta del Consiglio europeo -, su proposte presentate dagli Stati membri.
La Commissione Europea autorizza inoltre la legge di bilancio di ciascuno Stato, prima che essa arrivi al voto nel proprio Parlamento nazionale.
Il Consiglio dell’Unione Europea, è composto dai ministri degli Stati membri. La Commissione propone e il Consiglio dispone, impegnando i rispettivi governi al rispetto delle decisioni prese in sede europea.

Il Parlamento Europeo può solo chiedere di preparare una legge su un certo argomento alla Commissione Europea o proporre modifiche ad una norma che il Consiglio dell’Unione Europea non è tenuto giuridicamente a considerare. Ed è il Parlamento l’unica istituzione europea eletta democraticamente dai cittadini.

La Corte di Giustizia Europea (formata da giudici e avvocati nominati dai governi degli Stati membri) detiene il potere giudiziario: è colei che garantisce che venga rispettato il concetto di “Primacy”, ovvero la supremazia della legge europea su quella nazionale.

Eccolo l’ordinamento europeo a cui dobbiamo conformare le nostre Costituzioni democratiche: una sovrastruttura burocratica capitanata da una casta di nominati, che concentra in sé i poteri legislativo, esecutivo e di controllo, a cui gli Stati membri non possono far altro che adeguarsi, adesso anche secondo la propria Costituzione. Nero su bianco.
Potere accentrato significa ricchezza concentrata. In poche mani. Ciò diffonde povertà e plasma una società attraversata da sconfinate diseguaglianze.

Già nella Grecia antica, si pensava ad un governo misto come antidoto a pericolose forme autoritarie, in cui tutto il potere era concentrato. Platone ne “La Repubblica” pensava all’indipendenza del giudice dal potere politico. Aristotele delineava la politìa: monarchia, aristocrazia, e democrazia.
E distingueva tre momenti nell’attività dello Stato: deliberativo, esecutivo e giudiziario. E’ il 1748, e secondo il barone Montesquieu, separare il Potere è garanzia di libertà: “il diritto di fare tutto quello che le leggi permettono”. E oggi ciò è alla base delle nostre Costituzioni democratiche:

IL POPOLO ELEGGE I PROPRI RAPPRESENTANTI IN PARLAMENTO, ESSI DETENGONO IL MONOPOLIO DELL’INIZIATIVA LEGISLATIVA: SCRIVONO LE LEGGI (POTERE LEGISLATIVO), CHE IL GOVERNO (POTERE ESECUTIVO) ATTUA, E CHE LA MAGISTRATURA (POTERE GIUDIZIARIO) APPLICA, IN NOME DEL POPOLO.

Nella Costituzione italiana è scolpito il LAVORO DI CITTADINANZA:

Art.1) L’Italia e` una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Art.3) E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art.4) La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni
che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art.36) Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

Il Lavoro è anche nella vostra Costituzione: Art.22) Il lavoro costituisce un diritto ed è posto sotto la protezione dello Stato, che vigila per creare delle condizioni di piena occupazione per tutti i cittadini e per il progresso morale e materiale della popolazione attiva, rurale ed urbana.

“Sovranità nazionale significa che ogni Paese, ogni popolo ha il diritto all’autogoverno, a scegliere il modo di vita che più gli si addice: sovranità politica e indipendenza economica vanno insieme; se non c’è una economia propria, ma si è dominati dal capitale straniero, non si può essere liberi”.
E’ il 20 Marzo 1960. A parlare è Ernesto Che Guerava.

E oggi occorre riprendersi ciò che decenni di neoliberismo hanno volutamente distrutto: la Politica e lo Stato.

Secondo Aristotele, l’uomo è un essere sociale, un essere politico, perchè tende per natura ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società. Eppure questo sistema lo vorrebbe apolitico.
Forse perchè la Politica è l’arte di governare proprio questa società, e ciò deve essere riservato a pochissimi NON eletti.

Ancora Aristotele: “Ogni Stato esiste per natura, se per natura esistono anche le prime comunità. Esiste per rendere possibile una vita felice”. Ecco allora perchè Milton Friedman predicava lo “Stato minimo” e Leo Strauss la “distruzione dello Stato: senza Stato, niente esercito. Senza esercito nemico, nessun rischio di sconfitta”. E’ il Whashington Consensus: Europa, Medio Oriente, Mondo. I mercati vanno spalancati: con la finanza o con la guerra.

“Uno Stato nasce perché ciascuno di noi non basta a se stesso, ma ha molti bisogni. Così per un certo bisogno ci si vale dell’aiuto di uno, per un altro di quello di un altro: il gran numero di questi bisogni fa riunire in un’unica sede molte persone che si associano per darsi aiuto, e a questa coabitazione abbiamo dato il nome di Stato”. Platone.

Soprattutto da qui, dalla Grecia, culla d’Occidente che drammaticamente sta sperimentando la globalizzazione neoliberista estrema, possiamo dire di aver riconosciuto le armi con cui essa domina e plasma la società per profitto e potere: l’Unione Europea, l’Euro, il FMI, la Nato.
Finanza, Economia, Politica e Geopolitica.

Mentre la classe media si estingue, l’1% dei greci detiene il 56,1% della ricchezza nazionale.

Questo 2016 sta per chiudersi, ci ha portato comunque delle sorprese nel cuore degli Imperi: Gran Bretagna e Stati Uniti. Forse qualcosa cambierà?

Ma non saranno certo le èlite a promuovere lo Stato Sociale e un equo diritto al lavoro, di questo i popoli dovrebbero prenderne coscienza.
Non possiamo più permetterci di dare carta bianca: qualsiasi èlite se non è spinta e “sorvegliata” coscientemente dal basso, finirà per svantaggiare la maggioranza o avvantaggiare solo alcune classi.

Il Referendum italiano del 4 Dicembre si avvicina. Ci stiamo impegnando e aspettiamo fiduciosi un doveroso e grande NO, sarebbe un segnale importantissimo.

Tuttavia, dal 5 Dicembre, continueremo a non avere un’Alternativa. Proprio come diceva la Thatcher.

Berlusconi, Monti, la rivista “Economist” partecipata dalla famiglia Agnelli, sono già pronti per ciò che verrà: anche loro voteranno NO. Senza contare JP Morgan, che è e sarà, ancora là, sopra di noi, nella piramide del potere, dominata dalla Banca Centrale Europea.

Renzi, nonostante tutto, può già risultare scomodo, in epoca di governi USA e getta. In vista l’ennesimo governo tecnocratico? In arrivo la troika modello Syriza?

Alternanza d’èlite, non è alternativa politica: la vera alternativa politica e quindi partitica e popolare, è tutta da costruire.

Grazie dell’attenzione, buon lavoro e buona lotta a tutti noi.

JACOPO BROGI,
UNITED PHOTO PRESS
COLLETTIVO VOX POPULI
STAFF DOCUMENTARIO “LABORATORIO GRECIA”
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